BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. – Al Ministro degli Interni e al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali
Per sapere – premesso che:
– Alle 7.20 di martedì 4 agosto 2009 un uomo di cinquantotto anni, Francesco Mastrogiovanni, originario di Castelnuovo Cilento e insegnante elementare, è morto legato al letto del reparto psichiatrico dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania per un edema polmonare, dopo essere stato ricoverato il 31 luglio 2009 per un Trattamento Sanitario Obbligatorio (T.S.O.), ordinato dalla Giunta del Comune di Pollica Acciaroli.
– Secondo i parenti della vittima e alcuni testimoni oculari, la sera del 31 agosto 2009 l’uomo è stato legato al letto ed è rimasto in tali condizioni per quattro giorni. La misura è stata confermata dal medico legale Adamo Maiese, che ha riscontrato segni di lacci su polsi e caviglie della salma durante l’autopsia.
– Durante l’esame del corpo, disposto dal sostituto procuratore Francesco Rotondo, è stata rilevata in effetti la presenza di profonde lesioni ai polsi e alle caviglie, dovute a uno stato di contenzione prolungato, con l’utilizzo di mezzi fisici. Secondo un articolo apparso sul quotidiano Il Mattino del 13 agosto 2009, “Sul suo corpo sono state riscontrate lesioni su polsi e caviglie, segno dell’utilizzo di legacci abbastanza spessi, plastica rigida o addirittura filo di ferro”. Una pratica estremamente invasiva, che però nella cartella clinica di Mastrogiovanni non è mai menzionata né, tanto meno, motivata come prevede la legge.
– Nella cartella clinica della vittima, secondo il suddetto articolo del 13 agosto 2009 apparso su Il Mattino, “ci sarebbe un ‘buco’ di oltre 10 ore rispetto ai trattamenti a cui il maestro è stato sottoposto prima di morire, ovvero dalle ore 21 del 3 agosto fino alle 7,20 del giorno successivo, quando i medici del reparto ne hanno constatato il decesso”. Secondo un articolo dello stesso quotidiano titolato “Mastrogiovanni, in un video i quattro giorni di agonia” risalente al 15 agosto 2009, vi è il sospetto – maturato dal fatto che durante l’esame autoptico lo stomaco di Mastrogiovanni è stato trovato vuoto – che la vittima non sia stata nutrita durante i 4 giorni di contenzione o comunque per un lungo periodo.
– Il Gruppo EveryOne, organizzazione internazionale per i Diritti Umani, ha denunciato pubblicamente il suo caso in seguito ad alcuni articoli apparsi sulla stampa, esortando la Procura della Repubblica di Vallo della Lucania a “fare chiarezza quanto prima, perseguendo i responsabili, sia sulle cause del fermo coatto di Francesco, sia sull’inumano trattamento subito in ospedale”.
– Secondo un articolo del quotidiano Liberazione del 13 agosto 2009, titolato “Salerno – Francesco, ucciso dalla psichiatria e dalle forze dell’ordine”, che riporta la testimonianza della titolare del campeggio Club Costa Cilento, la mattina del 31 luglio decine di carabinieri e vigili urbani, «alcuni in borghese, altri armati fino ai denti, hanno circondato la casa in cui alloggiava dall’inizio di luglio per le vacanze estive». Nell’articolo si racconta che, spaventato dal dispiegamento di forze, Mastrogiovanni “Scappa dalla finestra e inizia a correre per il villaggio turistico, finendo per gettarsi in acqua. Come non bastassero carabinieri e vigili urbani «è intervenuta una motovedetta della Guardia Costiera che dall’altoparlante avvertiva i bagnanti: “Caccia all’uomo in corso”» racconta, ancora incredula, Licia.
Per oltre tre ore, dalla riva e dall’acqua, le forze dell’ordine cercano di bloccare Francesco che, ormai, è fuori controllo.” E ancora: “salì «di sua volontà» sottolinea Licia del campeggio Club Costa Cilento «su un’ambulanza chiamata solo dopo averlo lasciato sdraiato in terra per oltre quaranta minuti una volta uscito dall’acqua». Licia non potrà mai dimenticare la frase che pronunciò Francesco in quel momento: guardandola, le disse: «Se mi portano all’ospedale di Vallo della Lucania, non ne esco vivo». E così è stato”.
– Il quotidiano Liberazione scrive inoltre: “Oscuri i motivi della decisione: si dice per disturbo della quiete pubblica. Fonti interne alle forze dell’ordine raccontano di un incidente in cui, guidando contromano, alcune sere prima, avrebbe tamponato quattro autovetture parcheggiate, «ma nessun agente, né vigile, ha mai contestato qualche infrazione e nessuno ha sporto denuncia verso l’assicurazione» ci racconta Vincenzo, il cognato di Francesco. Mistero fitto, quindi, sui motivi dell’‘assedio’, che getta ovviamente nel panico Francesco.”
Considerato che:
– Perché venga attuato un Trattamento Sanitario Obbligatorio, secondo il Gruppo EveryOne, “devono coesistere 2 certificati medici che accertino che: 1) la persona si trova in una situazione tale da necessitare urgenti interventi terapeutici; 2) la persona rifiuta gli interventi terapeutici proposti; 3) non è possibile adottare tempestive misure extra-ospedaliere per la persona”.
– Sempre secondo il Gruppo EveryOne, “Il T.S.O. rappresenta un uso consolidato in molte città italiane e il suo fine coercitivo è dimostrato da molti casi. E’ emblematico quello di Giuseppe Casu, che il 15 giugno 2006 a Quartu (Cagliari) venne prelevato a forza, ammanettato alla barella e portato via per un ricovero coatto in psichiatria, dove morì una settimana dopo per Tromboembolia venosa.
Un altro caso rappresentativo di questa terapia dell’orrore è quello di Siamak Brahmandpour, italiano di origini iraniane, biologo all’ospedale di Campo di Marte di Lucca che, il 24 agosto 2007, è stato coattivamente prelevato dal posto di lavoro da quattro medici accompagnati da tre vigili urbani e trasferito nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Pontedera in seguito a un litigio con i colleghi. Il fatto che avesse denunciato ripetutamente episodi di mobbing avvenuti nell’ospedale dove prestava servizio potrebbe aver indotto qualcuno a ritenerlo ‘pericoloso’”.
– Casi di morti in seguito a T.S.O., e di gravi abusi a esso connessi, sono documentati nel sito della succitata organizzazione,www.everyonegroup.com. In particolare viene proposto il caso di Mauro Zavalloni, attivista membro di EveryOne sottoposto a trattamento farmacologico obbligatorio e attualmente oggetto di intimidazioni per aver denunciato pubblicamente gli abusi subiti.
– L’art. 32 della Costituzione italiana afferma che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti al rispetto della persona umana”.
– L’art 2 della legge n. 833 del 23 dicembre 1978 afferma: “[…] La tutela della salute mentale privilegiando il momento preventivo e inserendo i servizi psichiatrici nei servizi sanitari generali in modo da eliminare ogni forma di discriminazione e di segregazione pur nella specificità delle misure terapeutiche, e da favorire il recupero ed il reinserimento sociale dei disturbati psichici. […]”.
– Secondo la Convenzione contro la Tortura e altre Pene o Trattamenti Crudeli, Inumani o Degradanti la tortura è “qualsiasi atto con il quale sono inflitti a una persona dolore o sofferenze acute, fisiche o psichiche, segnatamente al fine di ottenere da questa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che ella o una terza persona ha commesso o è sospettata di aver commesso, di intimidirla o esercitare pressioni su di lei o di intimidire o esercitare pressioni su una terza persona, o per qualunque altro motivo basato su una qualsiasi forma di discriminazione, qualora tale dolore o tali sofferenze siano inflitti da un funzionario pubblico o da qualsiasi altra persona che agisca a titolo ufficiale”. (Articolo 1)
Per sapere:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza del drammatico fatto verificatosi nel reparto psichiatrico dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania;
se non ritenga il Ministro degli Interni che il dispiegamento di uomini e mezzi, rispetto a quanto su esposto, sia stato del tutto sproporzionato, nonché illecito, distraendo energie al necessario controllo del territorio;
se i Ministri interrogati non ritengano che il trattamento riservato al sig. Mastrogiovanni non sia altamente lesivo dei suoi diritti e della sua dignità di essere umano;
se non ritengano i Ministri interrogati che occorra d’urgenza modificare le politiche finora qui intraprese riguardo alle disposizioni di Trattamento Sanitario Obbligatorio, in modo da garantire una maggiore tutela del paziente e dei suoi diritti ai sensi della Costituzione e delle norme di diritto nazionale e internazionale che tutelano la dignità, il diritto alla vita e alla salute di tutti gli individui;
se i Ministri interrogati intendano attivare, negli ambiti di rispettiva competenza, le opportune iniziative ispettive al fine di accertare le eventuali specifiche responsabilità da parte delle Autorità di Forza Pubblica nonché del reparto psichiatrico dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania nella morte del sig. Mastrogiovanni;
quali interventi i Ministri interrogati, nei limiti delle proprie competenze, intendano adottare nel momento in cui tali responsabilità siano state individuate;
se si conoscano gli esiti delle inchieste della magistratura sui decessi analoghi a quelli su menzionati e quali provvedimenti sono stati presi per scongiurarne altri.
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