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Archive for the ‘Uncategorized’ Category

Da Sabatino Catapano

LAGER PSICHIATRICO
Mura che occultate
L´infamia contro l´umanità
Mura omertose
Mura impregnate di violenza e di terrore
Di grida e di dolore
Che siate di pietra viva o di cemento
Non ascoltate nessun lamento
Sordi ad ogni implorazione
Ad ogni preghiera
Ostinate nel vostro silenzio
Guardate indifferenti
Oltre la sofferenza

Sabatino Catapano

Aborrire la psichiatria

Settembre 2009

Erano giorni che un pensiero mi assillava, con una energia dirompente, un ricordo indelebile riaffiorava nella mente; un ricordo fatto di violenza e abusi atroci,di una sofferenza immane, emotivamente ero sconvolto, d´impulso sentii il bisogno di esternare il mio stato d´animo, presi carta e penna incominciando a mettere nero su bianco per descrivere il calvario che dovetti subire nei due periodi di internamento nel manicomio giudiziario di Aversa.
Nonostante siano passati tanti anni, come allora, sento le carni straziate dalla brutalità sadica e disumana dei secondini.
Immerso in quei ricordi, provo ancora odio contro gli aguzzini massacratori, specializzati nelle torture per l´annientamento psico-fisico di chi cade nelle loro grinfie.
La rabbia per quel trattamento e in commisurabile, dovetti subirlo in assoluto silenzio per non scatenare la reazione delle orde carcerarie, ingoiai bocconi amari per non aggravare la mia posizione di impotenza totale.
Avevo appena finito di descrivere questo triste ricordo quando sentii lo squillo del telefono che mi distoglieva dai miei pensieri riportandomi nella cruda e spietata realtà del presente fatta ancora di divieti, di controllo, di persecuzioni,di annientamento, di assassinio.
La voce della compagna nell´informarmi fu laconica, il compagno Francesco Mastrogiovanni era morto, assassinato dalla pratica psichiatrica con il famigerato (T.S.O.) trattamento sanitario obbligatorio, un ennesimo omicidio perpetrato con inaudita ferocia contro una persona inerme, indifesa. Francesco con la sua bontà, la sua dolcezza, ero un maestro elementare ammirato dai suoi alunni, ma nella mente perversa di chi e preposto all´ordine costituito, bramoso di espletare il ruolo del carnefice decide il sequestro con aberrante cattiveria.
Qui non voglio parlare del T.S.O., come previsto dalla legge 180, la famosa legge Basaglia che stabilisce il metodo d´intervento nell´applicare il trattamento: di fatto il tso è un abuso violento contro la persona, molto peggio del sequestro criminale finalizzato al ricatto.
Per esperienza diretta posso affermare che tutto quello che gravita nell´orbita della pseudascienza psichiatrica è ABUSO, una pratica d´abolire, adesso e subito per porre fine alla carneficina dei dissidenti, dei ribelli, di chi esprime una sofferenza o un disagio socio- psicologico; la psichiatria è uno strumento di potere che annulla qualsiasi diritto alla persona negandogli anche le relazioni affettive, nel caso di Francesco, per quattro giorni ai familiari sono state proibite le visite, il boia non voleva essere disturbato; prima di essere immobilizzato dalla canea accorsa numerosa, rivolgendosi alla signora che gestisce il campeggio dove era in vacanza disse le testuali parole: “se mi portano all´ospedale di Vallo della Lucania, non ne esco vivo” infatti così e stato. La sua morte come tutte le altre sono crimini contro l´umanità. La psichiatria si regge sul giudizio ed il pregiudizio pertanto non e solo un problema politico-sociale la sua linfa vitale e culturale e questo e un aspetto determinante che bisogna debellare.
Francesco non è un caso unico, prima di lui decine di individui hanno pagato con la vita il loro dissenso, la loro sofferenza, spetta a noi impedire che altre persone vengono ammazzate in nome della tranquillità e della sicurezza.
Spetta a noi fare un grosso lavoro di controinformazione e di lotte contro questa pratica aberrante, e nostro compito di uomini liberi di impedire che qualsiasi forma di rivolta venga sottoposta alla pratica psichiatrica, coercitiva, farmacologica.
Se noi sentiamo il vero valore della vita, dobbiamo toglierci il bavaglio per gridare forte la nostra rabbia il nostro dolore.
A questa notizia sbiancai, la mia storia impallidì rispetto a quella morte, mi resi conto della urgente necessità di continuare il percorso di lotte e di informazione per debellare il sistema di potere che ci attanaglia e ci imprigiona.
UN ABBRACCIO IDEALE al compagno FRANCESCO.

Sabatino Catapano

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Mercoledì 9 settembre 2009 (ore 20.30), al Castello dell’Abate (Castellabate),
un incontro per ricordare “il caso Francesco Mastrogiovanni”.

L’incontro si svolgerà nell’ambito della rassegna “Finisterre Plus” la rassegna di video, musica e performance dedicata a William Burroughs e diretta da Alfonso Amendola e Costabile Guariglia come momento di riflessione ed analisi che precede il concerto-reading “La cosa più pericolosa da fare è rimanere immobili” azione performativa a cura dei collettivi sperimentali “makinef” & “frame dada” (con una serie di letture creative dedicate a “La scimmia sulla schiena”, “Interzona” e con alcuni potenti spunti maturati dall’esperienza di “Genova 2001”). Info-line: http://www.frontieraimmaginifica.it/ftp.

La serata si annuncia densa e speciale.
Tra sperimentazione artistica e riflessione sociale.

Infatti grazie agli interventi di Giuseppe Galzerano e Giuseppe Tarallo si ricostruirà la tragica fine dell’insegnante anarchico Francesco Mastrogiovanni morto lo scorso 4 agosto nell’Ospedale San Luca di Vallo della Lucania, dopo che era stato arrestato e sottoposto a un TSO.

A partire da questa storia, piena di ombre e violenza, gli organizzatori hanno voluto ampliare il contesto organizzativo della rassegna dedicata a William Burroughs – autore che spesso ha raccontato le dimensioni della violenza, dell’oppressione e delle gabbie sociali- e proporre la testimonianza di chi ha seguito la storia di Franco Mastrogiovanni (una “storia vera” che sembra uscita da uno dei romanzi – a sfondo persecutorio – del grande scrittore ed artista americano).”

“La cosa più pericolosa da fare è rimanere immobili”
PARTECIPATE!

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BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. – Al Ministro degli Interni e al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali

Per sapere – premesso che:

– Alle 7.20 di martedì 4 agosto 2009 un uomo di cinquantotto anni, Francesco Mastrogiovanni, originario di Castelnuovo Cilento e insegnante elementare, è morto legato al letto del reparto psichiatrico dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania per un edema polmonare, dopo essere stato ricoverato il 31 luglio 2009 per un Trattamento Sanitario Obbligatorio (T.S.O.), ordinato dalla Giunta del Comune di Pollica Acciaroli.

– Secondo i parenti della vittima e alcuni testimoni oculari, la sera del 31 agosto 2009 l’uomo è stato legato al letto ed è rimasto in tali condizioni per quattro giorni. La misura è stata confermata dal medico legale Adamo Maiese, che ha riscontrato segni di lacci su polsi e caviglie della salma durante l’autopsia.

– Durante l’esame del corpo, disposto dal sostituto procuratore Francesco Rotondo, è stata rilevata in effetti la presenza di profonde lesioni ai polsi e alle caviglie, dovute a uno stato di contenzione prolungato, con l’utilizzo di mezzi fisici. Secondo un articolo apparso sul quotidiano Il Mattino del 13 agosto 2009, “Sul suo corpo sono state riscontrate lesioni su polsi e caviglie, segno dell’utilizzo di legacci abbastanza spessi, plastica rigida o addirittura filo di ferro”. Una pratica estremamente invasiva, che però nella cartella clinica di Mastrogiovanni non è mai menzionata né, tanto meno, motivata come prevede la legge.

– Nella cartella clinica della vittima, secondo il suddetto articolo del 13 agosto 2009 apparso su Il Mattino, “ci sarebbe un ‘buco’ di oltre 10 ore rispetto ai trattamenti a cui il maestro è stato sottoposto prima di morire, ovvero dalle ore 21 del 3 agosto fino alle 7,20 del giorno successivo, quando i medici del reparto ne hanno constatato il decesso”. Secondo un articolo dello stesso quotidiano titolato “Mastrogiovanni, in un video i quattro giorni di agonia” risalente al 15 agosto 2009, vi è il sospetto – maturato dal fatto che durante l’esame autoptico lo stomaco di Mastrogiovanni è stato trovato vuoto – che la vittima non sia stata nutrita durante i 4 giorni di contenzione o comunque per un lungo periodo.

– Il Gruppo EveryOne, organizzazione internazionale per i Diritti Umani, ha denunciato pubblicamente il suo caso in seguito ad alcuni articoli apparsi sulla stampa, esortando la Procura della Repubblica di Vallo della Lucania a “fare chiarezza quanto prima, perseguendo i responsabili, sia sulle cause del fermo coatto di Francesco, sia sull’inumano trattamento subito in ospedale”.

– Secondo un articolo del quotidiano Liberazione del 13 agosto 2009, titolato “Salerno – Francesco, ucciso dalla psichiatria e dalle forze dell’ordine”, che riporta la testimonianza della titolare del campeggio Club Costa Cilento, la mattina del 31 luglio decine di carabinieri e vigili urbani, «alcuni in borghese, altri armati fino ai denti, hanno circondato la casa in cui alloggiava dall’inizio di luglio per le vacanze estive». Nell’articolo si racconta che, spaventato dal dispiegamento di forze, Mastrogiovanni “Scappa dalla finestra e inizia a correre per il villaggio turistico, finendo per gettarsi in acqua. Come non bastassero carabinieri e vigili urbani «è intervenuta una motovedetta della Guardia Costiera che dall’altoparlante avvertiva i bagnanti: “Caccia all’uomo in corso”» racconta, ancora incredula, Licia.
Per oltre tre ore, dalla riva e dall’acqua, le forze dell’ordine cercano di bloccare Francesco che, ormai, è fuori controllo.” E ancora: “salì «di sua volontà» sottolinea Licia del campeggio Club Costa Cilento «su un’ambulanza chiamata solo dopo averlo lasciato sdraiato in terra per oltre quaranta minuti una volta uscito dall’acqua». Licia non potrà mai dimenticare la frase che pronunciò Francesco in quel momento: guardandola, le disse: «Se mi portano all’ospedale di Vallo della Lucania, non ne esco vivo». E così è stato”.

– Il quotidiano Liberazione scrive inoltre: “Oscuri i motivi della decisione: si dice per disturbo della quiete pubblica. Fonti interne alle forze dell’ordine raccontano di un incidente in cui, guidando contromano, alcune sere prima, avrebbe tamponato quattro autovetture parcheggiate, «ma nessun agente, né vigile, ha mai contestato qualche infrazione e nessuno ha sporto denuncia verso l’assicurazione» ci racconta Vincenzo, il cognato di Francesco. Mistero fitto, quindi, sui motivi dell’‘assedio’, che getta ovviamente nel panico Francesco.”

Considerato che:

– Perché venga attuato un Trattamento Sanitario Obbligatorio, secondo il Gruppo EveryOne, “devono coesistere 2 certificati medici che accertino che: 1) la persona si trova in una situazione tale da necessitare urgenti interventi terapeutici; 2) la persona rifiuta gli interventi terapeutici proposti; 3) non è possibile adottare tempestive misure extra-ospedaliere per la persona”.

– Sempre secondo il Gruppo EveryOne, “Il T.S.O. rappresenta un uso consolidato in molte città italiane e il suo fine coercitivo è dimostrato da molti casi. E’ emblematico quello di Giuseppe Casu, che il 15 giugno 2006 a Quartu (Cagliari) venne prelevato a forza, ammanettato alla barella e portato via per un ricovero coatto in psichiatria, dove morì una settimana dopo per Tromboembolia venosa.

Un altro caso rappresentativo di questa terapia dell’orrore è quello di Siamak Brahmandpour, italiano di origini iraniane, biologo all’ospedale di Campo di Marte di Lucca che, il 24 agosto 2007, è stato coattivamente prelevato dal posto di lavoro da quattro medici accompagnati da tre vigili urbani e trasferito nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Pontedera in seguito a un litigio con i colleghi. Il fatto che avesse denunciato ripetutamente episodi di mobbing avvenuti nell’ospedale dove prestava servizio potrebbe aver indotto qualcuno a ritenerlo ‘pericoloso’”.

– Casi di morti in seguito a T.S.O., e di gravi abusi a esso connessi, sono documentati nel sito della succitata organizzazione,www.everyonegroup.com. In particolare viene proposto il caso di Mauro Zavalloni, attivista membro di EveryOne sottoposto a trattamento farmacologico obbligatorio e attualmente oggetto di intimidazioni per aver denunciato pubblicamente gli abusi subiti.

– L’art. 32 della Costituzione italiana afferma che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti al rispetto della persona umana”.

– L’art 2 della legge n. 833 del 23 dicembre 1978 afferma: “[…] La tutela della salute mentale privilegiando il momento preventivo e inserendo i servizi psichiatrici nei servizi sanitari generali in modo da eliminare ogni forma di discriminazione e di segregazione pur nella specificità delle misure terapeutiche, e da favorire il recupero ed il reinserimento sociale dei disturbati psichici. […]”.

– Secondo la Convenzione contro la Tortura e altre Pene o Trattamenti Crudeli, Inumani o Degradanti la tortura è “qualsiasi atto con il quale sono inflitti a una persona dolore o sofferenze acute, fisiche o psichiche, segnatamente al fine di ottenere da questa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che ella o una terza persona ha commesso o è sospettata di aver commesso, di intimidirla o esercitare pressioni su di lei o di intimidire o esercitare pressioni su una terza persona, o per qualunque altro motivo basato su una qualsiasi forma di discriminazione, qualora tale dolore o tali sofferenze siano inflitti da un funzionario pubblico o da qualsiasi altra persona che agisca a titolo ufficiale”. (Articolo 1)

Per sapere:

se i Ministri interrogati siano a conoscenza del drammatico fatto verificatosi nel reparto psichiatrico dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania;

se non ritenga il Ministro degli Interni che il dispiegamento di uomini e mezzi, rispetto a quanto su esposto, sia stato del tutto sproporzionato, nonché illecito, distraendo energie al necessario controllo del territorio;

se i Ministri interrogati non ritengano che il trattamento riservato al sig. Mastrogiovanni non sia altamente lesivo dei suoi diritti e della sua dignità di essere umano;

se non ritengano i Ministri interrogati che occorra d’urgenza modificare le politiche finora qui intraprese riguardo alle disposizioni di Trattamento Sanitario Obbligatorio, in modo da garantire una maggiore tutela del paziente e dei suoi diritti ai sensi della Costituzione e delle norme di diritto nazionale e internazionale che tutelano la dignità, il diritto alla vita e alla salute di tutti gli individui;

se i Ministri interrogati intendano attivare, negli ambiti di rispettiva competenza, le opportune iniziative ispettive al fine di accertare le eventuali specifiche responsabilità da parte delle Autorità di Forza Pubblica nonché del reparto psichiatrico dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania nella morte del sig. Mastrogiovanni;

quali interventi i Ministri interrogati, nei limiti delle proprie competenze, intendano adottare nel momento in cui tali responsabilità siano state individuate;

se si conoscano gli esiti delle inchieste della magistratura sui decessi analoghi a quelli su menzionati e quali provvedimenti sono stati presi per scongiurarne altri.

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Ad un mese dalla morte di Francesco Mastrogiovanni all’ospedale “San Luca” di Vallo della Lucania, l’ex sindaco di Montecorice, Giuseppe Tarallo, pone una serie di interrogativi sui giorni trascorsi all’ospedale “San Luca” e sulla misura del Trattamento Sanitario Obbligatorio, richiesto dagli uffici del Comune di Pollica.
Un appello affinché qualcuno risponda.

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